Palazzina Laf – 2023

Film d’esordio di e con Michele Riondino, che ha anche il ruolo principale, con la partecipazione anche di Elio Germano e di Paolo Pierobon in una piccola parte. Siamo a Taranto, negli anni 90, e si parla di uno dei primi casi accertati, da parte della giustizia ordinaria, di mobbing. Nello stabilimento siderurgico di Taranto è da poco cambiata proprietà con l’ entrata della famiglia Riva, e la direzione, nelle vesti del direttore Moretti (Pierobon) e il suo vice Giancarlo Basile (Germano) cercano di mettere a tacere le voci dissidenti dei sindacati e operai che chiedono migliori condizioni di lavoro e la riduzione degli incidenti, spesso anche mortali, che si verificano. Per farlo ricorrono a violenza psicologica ma, in alcuni casi, anche fisica, dislocando e demansionando i “rompiscatole” nei reparti peggiori, pur se in realtà con mansioni e qualifica da impiegato, o addirittura in una sorta di ghetto che è appunto la Palazzina Laf, dove un centinaio di dipendenti si ritrovano inutilizzati e reietti. Per il loro scopo si servono di delatori, tra cui Caterino Lamanna (Riondino), un operaio del decapaggio stanco del lavoro usurante e che approfitta dell’ occasione offerta da Basile per migliorare la propria condizione, senza tante remore morali. La pellicola, tratta da un libro di Alessandro Leogrande, un giornalista d’inchiesta scomparso prematuramente, è girata a Taranto e Piombino, entrambe città accomunate non solo dalla presenza di uno stabilimento e da una massiccia componente operaia nella sua popolazione, ma anche con lo stesso destino dal punto di vista lavorativo a causa delle varie vicissitudini in seguito alle privatizzazioni, e non ultimo le conseguenze socio sanitarie causate dall’ inquinamento non adeguatamente controllato. Il film è amaramente sardonico nel mettere in scena una situazione drammatica per la vita di un lavoratore.

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