Still Life – 2013

John May è un funzionario del municipio, che ha il compito di rintracciare i parenti dei defunti. John è solo e solitario, esattamente come le persone di cui si occupa, e di cui è l’unico a partecipare, puntualmente, ad ogni funerale, di cui sceglie anche la musica e ne scrive l’omelia funebre, impegnandosi per onorarne per quanto possibile la memoria ed accompagnarli nell’ultimo viaggio. Vive una vita griglia (ottimamente rappresentata e esaltata dalla fotografia), ordinaria, quasi maniacale nella sua routine, a partire dall’apparecchiatura e dai pasti, fino a quando incontra il caso di un alcolizzato, Billy Stoke. Durante la ricerca di possibili parenti e amici, sarà improvvisamente licenziato per mancanza di fondi, e al contempo comincia anche a deviare dalle sue classiche e incancrenite ritualità, iniziando ad assaporare una vita diversa. Questa pellicola di Uberto Pasolini, suo secondo film da regista dopo tanta produzione, è difficilmente classificabile in un genere, pur avendo una predisposizione al drammatico ha anche alcuni lati ironici (ma non comici), di un ironia sottile e profonda, è molto tenero, dolce e amaro allo stesso tempo, per come rappresenta, senza pietismo, la solitudine degli ultimi e disperati di come sia facile isolarsi e abbandonarsi a se stessi senza contatti con l’esterno, senza compagnie se non, in alcuni casi, solo quella di un amico a quattro zampe. Eddie Marsan è bravo nella parte di John May, con una caratterizzazione ben fatta e curata in tutte le sue maniacalità, procedendo un operazione di alleggerimento delle abitudini in maniera graduale. Molto carino e originale il soggetto, e belle musiche di Rachel Portman.
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