The Guilty (Il Colpevole) – 2021



Il film è un remake di un film omonimo danese del 2018, vede alla regia Anthony Fuqua, alla sceneggiatura Nick Pezzolato e interprete principale Jake Gyllenhaall. Ci sarebbero tutti gli elementi per un buon risultato, ma qualcosa alla fine non torna come dovrebbe. La parte del film che vediamo si svolge esclusivamente all’interno di una stanza del centralino del 911 di L.A., dove è costretto da dei non precisati motivi, almeno inizialmente, Joe, un ex poliziotto di strada per motivi disciplinari “punito”, appunto, ad operatore telefonico. Tra le varie telefonate di aiuto, intercetta quello di una donna rapita, e la sua missione nella pellicola sarà quella di salvarla, per salvare se stesso. Ho deciso di guardarlo in V.O. vista la scarsa quantità di interpreti, che mi permetteva di poterlo seguire facilmente. Per quanto riguarda l’interpretazione di Gyllenhaall, assolutamente niente da dire, riesce a gestire bene la situazione e a farti vivere le emozioni che prova lui, dai momenti di stress a quelli di rabbia fino a (un po’ meno, a dire la verità) quelli di disperazione e tristezza. Ma ci arriviamo. Qualcosa che non torna l’ho trovata soprattutto in regia e sceneggiatura. Innanzitutto, viene dato forte risalto, soprattutto all’inizio del film, ad una situazione contingente dovuta ai famigerati incendi che coinvolsero la California un paio di anni fa. Però resta tutto lì, sembra che debba essere qualcosa di importante per il film, ma lo è solo per i primi 20/30 minuti, poi sembra che non ci siano mai stati, tanto che non ne parlano più. La regia poi secondo me si perde un po’ insistendo su dettagli che, nelle intenzioni, dovrebbero essere di arricchimento della situazione, ma anche in questo caso aggiungono poco alla visione del film. Ma la costruzione totale regge per i primi 70/75minuti del film, subendo nel momento topico uno scossone che fa un po’ cascare il castello di carte. Salvare la donna pare sin da subito un catarsi per l’anima del poliziotto, volta a rimediare le sue colpe, ma ad un certo momento si percepisce che Joe lo faccia soprattutto per non avere sulla coscienza un altro morto, a causa della sua condotta fuori dalle regole, e non per salvare effettivamente lei. E conseguentemente, il forzato lieto fine finale sulla “faccenda” familiare degli inseguiti, è molto forzata e uccide totalmente la forte tensione che era stata costruita. Alcune cose sono ancora tabù ad Hollywood, chiaramente. Alla fine è un film che si fa vedere, intrattiene e sfrutta spazi e luoghi angusti (come però anche altre pellicole con ambientazione simile) e offre una buona interpretazione di Gyllenhaall, ma quando dovrebbe dare l’ultima stoccata si perde un po’.

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