Il Trono di Spade – serie TV – stagioni 1-8

NB: non contiene spoiler

Ho dovuto aspettare un paio di giorni prima di poter scrivere qualcosa, per schiarire un po’ le idee ed essere più obiettivo possibile.Premessa: sono un fan dell’ultima ora, ma non poi così tarda. È iniziato tutto per colpa della Nadia, che, a trasposizione televisiva avviata già da tempo (quinta o sesta stagione credo), una sera mi fece un lavaggio del cervello sulle cronache del ghiaccio e del fuoco. Io ero orfano da poco della serie letteraria della Torre Nera, e in breve mi dedicai a questa ulteriore lettura fantasy.
Dopo aver letto i romanzi della saga di quella buonanima di George R.R. Martin ( o almeno quelli editi, visto che il suddetto ha interrotto le pubblicazioni al 5° libro per mancanza di idee) ho in po’ traccheggiato a guardare la serie, fino a essere a ridosso dell’inizio dell’ottava e ultima stagione.
Irrazionalmente ho aspettato così tanto, e irrazionalmente ho deciso di cominciare una maratona televisiva che mi ha privato di molte ore di sonno. Perché? Non so, probabilmente la paura degli spoiler sulla fine della storia, che con i social sono all’ordine del giorno (più i media che gli utenti, però), è che avrebbe diminuito l’hype del finale, ha trovato un giusto compromesso con il fastidio che ho nell’attesa a cadenza settimanale della puntata successiva. Ghiaccio e fuoco, infatti. E così, in forse poco più di 3 settimane, mi sono sparato le 71 puntate di gap che avevo, giungendo quasi in tempo reale con la 8×03, La Lunga Notte, la puntata della grande guerra di Westeross contro il Night King, gli Estranei e il loro esercito di non-morti.
E, alla fine, siamo arrivati alla fine, non senza proteste e polemiche relative a certe dinamiche della storia e dei suoi sviluppi, soprattutto da quando gli sceneggiatori David Benioff e D.B. Weiss hanno dovuto inventare un seguito a dove si interrompono le narrazioni di Martin.
E a finire maggiormente sulla graticola è soprattutto questa ultima stagione, giudicata troppo sbrigativa e accusata di aver perso lo spirito originario, anche a causa del fatto che gli sceneggiatori di HBO siano piuttosto interessati alla scrittura dei prossimi Star Wars.
Come la penso io?
A livello globale, la serie è veramente grandiosa, fatta benissimo, con alcuni grandi interpreti,su tutti Lena Headey alias Cersei, Peter “Tyrion” Dinklage e Aidan Gillen, interprete di Petyr Baelish “Ditocorto”. Nota di demerito, a mio avviso, la voce del doppiaggio italiano di John Snow, che non rende giustizia all’originale. Le scene di battaglia sono veramente belle, drammatiche e spettacolari, in tutta la serie, così come la scenografia e i costumi. Certo, non è immune da difetti, incongruenze e storyline lanciate e non concluse, e alcuni tempi morti (presenti però anche nei romanzi, soprattutto riguardo stagione 5 e 6) ma nessuno è perfetto.
Per quanto riguarda la stagione conclusiva, è in effetti troppo veloce per certi aspetti, soprattutto per alcuni personaggi e alcune dinamiche, così come la puntata conclusiva, è piuttosto spiazzante per certi versi, ma ha una sua logica più che valida all’interno della storia. Le ultime immagini, magari, sono un po’troppo ridondanti e alcune anche inutili, e sanno un po’ di “lasciamo una porta aperta a ulteriori spin off”. Si, ulteriori, perché oltre a un già programmato prequel sembra siano in cantiere degli ulteriori serial riguardanti alcuni dei personaggi della storia.
Poteva essere fatta meglio? Probabilmente si. Sarebbe stato facile? Sicuramente no. Possiamo rimproverare alcune cose a D.&D. ma sicuramente non il coraggio e la voglia di impressionare il pubblico, soprattutto in virtù del fatto che circa un terzo della serie se la sono dovuta inventare di sana pianta, con lo scrittore che gioca a rimpiattino sull’uscita degli ultimi due libri previsti, e non ancora scritti. Quindi non me la sento di condannarli, anche perché con un seguito di fan così mastodontico è veramente difficile contentare tutti.
Inoltre, devo aggiungere che, se una serie finisce, e ti lascia un senso di vuoto, di smarrimento, di consapevolezza che non vedrai mai più una cosa simile, significa che ha comunque lasciato qualcosa, ha comunque vinto. Esattamente le stesse sensazioni che, a suo tempo, provai con la fine di Lost. 
Comunque, cosa diciamo al dio della morte?
Non oggi.
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