Robert Hansen è stato un agente analista della F.B.I. incaricato di gestire le falle sistemiche del Bureau per scongiurare uscite di informazioni che, in mano nemiche, avrebbero potuto essere pericolose per la sicurezza degli Stati Uniti. Senonché la falla, in realtà, era lui stesso, al soldo del KGB fino al giorno del suo arresto, nel febbraio 2001. Questa è la storia vera cui si è ispirato Billy Ray per questo film del 2007, con Chris Cooper nel ruolo di Hansen, Ryan Philippe in quello di Eric O’Neill, l’aspirante agente incaricato di affiancarlo e carpire informazioni utili per il suo arresto, e Laura Linney, il capo delle operazioni. Non essendo molto amante delle spy story riguardanti spionaggio di dati, sono partito prevenuto, e se da una parte mi ha quasi sorpreso nel non essere terribile, d’altro canto si è dimostrato un film molto base base, con ruoli molto stereotipati, comprese le dinamiche che portano la recluta ad una quasi ammirazione verso il superiore criminale, cliché abbastanza classica nel genere, per non parlare dei personaggi secondari che servono solo a fare contorno. Anche a livello di dialoghi non è stato fatto tutto questo gran lavoro, e manca un po’ di vera tensione, ma forse questo è dovuto anche al sapere già l epilogo del film, che nel complesso risulta proprio niente di che pur essendo, comunque, potabile, anche grazie alla presenza scenica di Cooper. Senza infamia e senza nessuna lode.
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