Palio 2018

Ho dovuto prendermi un paio di giorni di riposo prima di scrivere qualcosa, avevo bisogno di superare lo shock. Non che ora sia passato tutto, ma devo occuparmene prima che i ricordi si offuschino.
Partiamo dall’inizio, dalle pre-visite che si sono svolte nella giornata di venerdì, come da consuetudine, presso il maneggio Rio Bravo. Uno a uno, gli splendidi esemplari sono stati passati al setaccio per garantirne la sicurezza e salute, risultando tutti assolutamente idonei. E è balzato subito agli occhi la qualità dei cavalli di quest’anno. La tensione sale subito. Il giorno successivo, il sabato, è la vigilia del palio, è la giornata delle presentazioni ufficiali, della riunione di capi contrada, fantini, mossiere e autorità pubblica per spiegare il regolamento, è il giorno della cena propiziatoria in contrada, e è il giorno di arrivo dello Janne, alias Vomito Ergo Rum, pronto a integrarsi vivendo due giorni da contradaiolo, avido di informazioni, notizie, curiosità, per poter entrare ancora di più nel vivo della competizione.
E cosi iniziano i due giorni più frenetici dell’anno per Buti, quando la tensione raggiunge livelli altissimi, la speranza si confonde con la paura, la voglia di vincere con la delusione.
Sono i giorni di cori, di ralle, di abbracci, di scongiuri, e di risate e di pianti. Perché come ogni competizione, alla fine uno ride e gli altri piangono, cercano una giustificazione, un motivo per comprendere la propria sconfitta. E spesso un motivo c’è, un fantino addormentato,oppure un mossiere disgraziato, o un cavallo che si rifiuta di correre, o i cosiddetti giochi di palio. I motivi possono essere tanti, o anche nessun motivo in particolare, semplicemente doveva andare cosi. In alcuni casi c è un concorso di colpa umana, in altri è il fato, la fortuna, un destino beffardo che influisce sugli eventi. A me piace pensare a una dea dispettosa, che si diverte a guardare dall’alto e intervenire leggermente a favore o sfavore dell’uno o dell’altro, per vedere l’effetto che fa e godersi lo spettacolo. Un po come gli dei dell Olimpo nella Iliade o negli altri poemi mitologici.
Perché altrimenti non si spiega come a volte la beffa sia proprio dietro l’angolo, anche quando hai calcolato tutto al dettaglio, quando hai una macchina quasi perfetta in moto.
E la beffa è amarissima, soprattutto se vedi alzare il cencio la contrada rivale, se sai che entrano nella storia avendo vinto correndo tre batterie, qualificazione recuperi e finale, ed essere arrivati al dunque con un bolide inaspettato.
E la beffa è amarissima, perché mai come questo anno poteva essere l anno giusto.
E invece sarà un anno di ralle da San Rocco.
Ma bisogna solo fargli i complimenti, hanno meritato sul campo la vittoria, lottando fin da ultimo per portarsi a casa il cencio.
Bravi, di cuore.
Ma il prossimo anno vinciamo noi.

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