Il Pasto Nudo – 1991

Cronenberg porta su pellicola uno dei romanzi più infilmabili mai scritti, l’omonimo libro di William Burroughs, che a dire la verità più che un romanzo in senso stretto è una raccolta di allucinazioni di uno dei padri della beat generation. William Lee (lo stesso Burroughs) è un tossicodipendente che per portare qualche soldo a casa fa lo sterminatore di scarafaggi, mentre nel frattempo cerca di scrivere un libro come i suoi amici Hank (Allen Ginsberg ) e Martin (Jack Kerouac) e vive con la moglie Joan. A causa di un gioco alla Guglielmo Tell finito male, che causa la morte della moglie, fugge in nordafrica e si ferma a Tangeri, dove la caduta psicologica e l’abuso di droghe lo porteranno a vivere costantemente in un delirio di complotti, esseri alieni e insetti metamorfi, fino al suo ritrovamento da parte degli amici, nella stanza in cui viveva, circondato da fogli dattiloscritti delle sue allucinazioni, che poi diverranno il romanzo in questione. Burroughs è incarnato da Peter Weller, probabilmente alla sua migliore interpretazione, ma la pellicola vede la partecipazione in ruoli anche secondari di attori del calibro di Ian Holm, Roy Scheider, Julian Sands e Judy Davis. Intelligentemente Cronenberg epura ed elimina molte situazioni descritte nel libro, che oltre alle difficoltà materiali nel ricrearle, avrebbero reso anche il film una serie di sequenze slegate l’una dall’altra, oltre a renderlo terribilmente cringe in alcuni passaggi, ma piuttosto si concentra sulla situazione paranoide e allucinata di Bill, ma, ovviamente, infarcendola del suo stile body horror che è perfetto per la pellicola e il romanzo. Probabilmente non uno dei migliori film del regista canadese, ma comunque un buon risultato soprattutto prendendo in considerazione ciò da cui è tratto.
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