Hagazussa – 2017

Un film horror come si deve ha due strade per cogliere nel segno: o spaventare a morte, facendoti cacare addosso (ma per background ed età è molto molto difficile) o generarti un disturbo, un malessere che ti attanaglia e non se ne va nemmeno a distanza di tempo. A questo punto, per farlo, o si va di gore selvaggio o di morsa psicologica. E quest’ultima è la strada, da un certo punto di vista forzata, intrapresa dal regista e sceneggiatore Lukas Feigelfeld. Soluzione forzata in quanto la pellicola, nata con crowfunding, è “solo” il filmato creato come esame finale del percorso di studi di Feigelfeld, quindi la scarsità di fondi a disposizione ha favorito sicuramente una maggiore cura nella sceneggiatura e la totale assenza di effetti speciali. La storia è ambientata nelle alpi austrogermaniche nel medioevo, e vede come protagonista una giovane contadina, che vive isolata dai paesani, di nome Albrun, interpretata da adulta da Aleksandra Cwen. Il film inizia con Albren giovane ragazza con sua madre che improvvisamente si ammala e muore, e prosegue con lei cresciuta con una figlia neonata di cui non ci è dato conoscere il padre. E si vive attraverso le sue espressioni e i suoi occhi la cattiveria, il disprezzo e la superstizione dei paesani che la ritengono una strega o comunque un impura. E tutta una serie di eventi porteranno Albrun e lo spettatore in una spirale di sofferenza psicologica e fisica. Il film per essere un opera prima e un budget così risicato è un bel risultato sicuramente, ha delle idee e le mette in pratica in maniera intelligente, in alcuni momenti molto onirica, ma anche costantemente angosciante e opprimente.
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