I Sette Samurai – 1954


La parola capolavoro, riferito ad un film, è abusata negli ultimi anni, perché viene spesso elargita in maniera troppo generosa, e più per motivi pubblicitari e celebrativi che per vero merito intrinseco. Questo però è uno dei casi in cui la definizione è calzante. La pellicola di Kurosawa, oltre ad essere stata fonte di ispirazione per vari film successivi (dalla saga de I Magnifici Sette iniziata con il remake hollywoodiano di 6 anni dopo, ma fonte di tanti altri film western e non successivi) è tuttora ampiamente godibile anche per il ritmo e lo sviluppo di personaggi e storia. I temi principali sono l’eroismo e l’amicizia e lo spirito di sacrificio per la salvaguardia di innocenti. Circa metà del 1500, un piccolo villaggio di contadini è continuamente predato da una banda di briganti. Gli abitanti, esasperati e stanchi dei soprusi dei banditi, decidono di provare ad assoldare dei samurai ronin per farsi difendere. Dopo alcuni rifiuti e difficoltà iniziali, trovano aiuto in Kambei (Takashi Shimura), un esperto samurai e stratega, che riesce ad assoldare anche il buono Gorobei, il suo ex compagno di battaglie Shichiroji, il simpatico Heihachi e il taciturno e letale Kyuzo, oltre ad un aspirante ma volenteroso Katsushiro. I sei si avvicinano al villaggio seguiti da Kikuchiyo, sicuramente il personaggio più sfaccettato, (Toshiro Mifune) che si finge samurai ma in realtà è un orfano di una famiglia di contadini, all’apparenza scontroso e prepotente, ma burlone e coraggioso, in cerca di un riscatto per la propria vita empia, e sarà quello che, nella sua maniera burbera, è quello che più legherà ed empatizzerà con gli abitanti del villaggio. Insieme ai contadini i sette avranno la meglio sui banditi, pur se a costo di gravi e dolorose perdite. Nonostante una durata monstre vicina alle 3 ore e mezza, riesce a non stancare mai, anche quando la scena è presa da momenti di vita quotidiana nel villaggio o di preparazione allo scontro, sottolineando ancora di più la grandezza della pellicola, che alterna alla grande azione e avventura con attimi di romanticismo (non necessariamente identificabile solo con la storia di amore tra Katsushiro e la giovane e bella Shino) ma anche commedia, con i due principali protagonisti Mifune e Shimura perfetti nella caratterizzazione dei loro personaggi, cui donano grande carisma e umanità. Un vero caposaldo del cinema mondiale che merita di essere recuperato.
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