Inland Empire – 2006

Prima di tutto, bisogna tenere presente un assunto fondamentale, nell’affrontare un film di Lynch: un film di Lynch è come un testo di Battiato, non bisogna sforzarsi di capirlo, va solo guardato (o ascoltato, nel caso del cantautore siciliano) e gustato. Se cerchi troppo di dare un senso a tutte le immagini e a tutte le scene che passano rischi di impazzire, così come provare a rendere intellegibile ogni dialogo. Soprattutto negli ultimi film, il regista di Missoula gioca con la mente, presentando film in cui i personaggi si scambiano ruoli e non capisci chi è chi, e cosa succeda davvero, cosa sia realtà e cosa illusione. Ci sono quindi capolavori assoluti come anche film meno riusciti. Tra i primi nella filmografia di Lynch ci vanno messi assolutamente Mulholland Drive e Strade Perdute, mentre tra quelli meno riusciti, secondo me, ci rientra questo Inland Empire. La partenza è ottima, con un gioco metacinematografico pazzesco (Laura Dern è Susie, un attrice che interpreta un attrice in un film, in cui comincia a confondere la propria vita con quella cinematografica), nel proseguo è un po’ troppo confuso, e soprattutto, mi è mancata quella magia che c è di solito in un film di Lynch. Però ci sono, al solito, dei momenti evocativi pazzeschi, anche solo le scene dei Conigli, e un cast di grande valore che vede, oltre alla già citata Laura Dern, anche la presenza di Justin Theroux, Jeremy Irons, Harry Dean Stanton e Naomi Watts.
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