On The Road – Romanzo – 1957

Lo avevo letto in adolescenza, dopo un numero inverosimile di anni ho deciso di tornare nel mondo di Kerouac e degli altri protagonisti della beat generation. Non nascondo una certa fatica, che ormai mi accompagna nella lettura da due anni, inspiegabilmente nata con la pandemia sars covid19. Faccio tanta fatica, e diciamo che, se per certi versi per esempio questo romanzo sia molto frenetico, la sensazione di scrittura non propriamente scorrevole mi ha accompagnato per tutta la lettura. Il libro segue i racconti autobiografici di Jack Kerouac (Sal Paradiso) con il suo inseparabile amico fraterno, totalmente fuori di testa, Dean Moriarty (Nel Cassady), ma anche Carlo Marx (Allen Ginsberg), e gli altri principali esponenti della Beat Generation, tra cui anche William S. Ginsbourg, nei loro viaggi su e giù e qua e là per l’America del nord, filosofeggiando e sballandosi di alcool e marjuana. Il racconto rende proprio l’idea del flusso di coscienza tipico della corrente letteraria,con una scrittura di getto che spezza il fiato e ti tiene, nonostante tutto, incollato alle labbra del narratore, regalandoci un romanzo in cui il viaggio è lo scopo primario e principale della storia, con tutte le sfaccettature e gli incontri che i nostri protagonisti fanno, che sia in auto o con passaggi in treno abusivi, perché come ci insegnano non importa dove, quello che importa è andare. Infatti ogni parte del libro, diviso in momenti temporali diversi e con mete diverse, da Denver a New York a Frisco o il Messico, è un susseguirsi di eventi e personaggi e dialoghi spesso surreali e senza senso, ma che comunque ti permettono di rivivere un America, da un certo punto di vista anche ingenua nella sua accoglienza e ospitalità, in cui respiri la generazione e gli ideali degli anni ’40, conditi da tanto jazz.
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