Drag Me To Hell – 2009

Dopo 16 anni da L’armata delle Tenebre, in cui si è dedicato alla trilogia di Spiderman, a dei thriller e ad un western, il nostro Raimi torna al suo vecchio amore, l’horror, ma l’horror a modo suo, quello infarcito da momenti in alcuni casi addirittura comici, per le esagerazioni volutamente inserite nel contesto delle azioni, consapevole di confezionare un film che non si prende troppo sul serio, ma comunque capace di provocare disgusto o comunque fastidio allo spettatore. E come in altre occasioni, (tra cui il famoso momento dello stupro degli alberi nel primo episodio di Evil Dead) se ne frega abbastanza del politicamente corretto rendendo lo scorretto funzionale al racconto e non solo un mero elemento provocatorio. Qui sfrutta una caratteristica attribuita ad un gruppo etnico non particolarmente sviluppata nella cinematografia, risultando già originale per questo, le maledizioni delle zingare. In questo caso la vittima ne è Christine (Alison Lohman), una giovane e rampante impiegata di banca, che per ingraziarsi il capo e guadagnarsi una promozione, rifiuta una proroga di pagamento ad una vecchia di origine zingaresca, e in seguito ad un alterco riceve da questa una maledizione, in cui subisce le aggressioni di uno spirito demoniaco, la Lamia, intenzionata a portare con sé l’anima della ragazza. Spaventata e atterrita, Christine insieme al suo ragazzo Clay (Justin Long), scettico e razionale, cercherà di esorcizzare lo spirito con l’aiuto di un veggente e di una medium. Sicuramente non il capolavoro di Raimi ma comunque un discreto film che diverte e inquieta, con almeno due scene di alta riuscita, tra cui quella nel parcheggio, e utilizzando le sue firme stilistiche classiche, che me lo rendono uno dei miei registi preferiti.
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