Salta al contenuto
Doverosa una premessa. Clive Barker è uno scrittore horror (ma non solo, anche regista,fumettista e altro) inglese che ha avuto la sua massima produzione ed espressione nel decennio che va da metà degli’80 a metà dei ’90, spesso accomunato o messo in competizione con Stephen King. Ma tra i due ci sono profonde differenze nella filosofia di fondo: King si può definire un po’ più buonista, nel senso che il suo male è un male accessorio, è un cane rabbioso, è un padre di famiglia disturbato, un invasione aliena o un mostro, cose che non hanno niente a che fare con la nostra realtà quotidiana, sono eventi occasionali, diciamo.Barker al contrario ha una visione più maligna, della realtà. È qualcosa di più vicino ad un Lovecraft, di cui si sente l’influenza letteraria, a partire appunto dai Libri di Sangue, la versione barkeriana del Necronomicon. Il male è nel mondo, sempre, da sempre e per sempre, sia nella dimensione altra, sia nella dimensione del reale, dentro ognuno di noi. Non ci sono buoni. E il male è ovunque e non da scampo, perché comunque ne avrai a che fare in un modo o nell’altro e ti renderà diverso. Questa pellicola è un antologia di racconti che in qualche maniera si intrecciano e sono collegati tra loro cronologicamente e come luoghi, e hanno una struttura a scatole cinesi. Vengono raccontate tre storie diverse con protagonisti diversi, ma in cui è forte l’atmosfera da cui sono ispirati o tratti (uno è sicuramente un racconto originale di Barker). Quindi il rispetto verso l’autore è pieno e soddisfacente, compreso lo spazio temporale ai giorni nostri ma che può essere anche un qualsiasi decennio fa, grazie anche alla scenografia e fotografia. E questa è la cosa migliore e più affascinante del film, ti cala in quel mondo. Le narrazioni sono anche interessanti e girate e interpretate discretamente, ma manca un po’ di tensione, o meglio, parte benissimo, creando un giusto climax, ma di esaurisce poco prima della fine del primo episodio, e non riesce più a ingranare la marcia giusta per tenerti avvinghiato alla poltrona. Continui a guardare con curiosità, ma non con un interesse e un coinvolgimento emotivo vero. Ciò nonostante non lo boccio, partendo dal presupposto che come il suo mentore HP Lovecraft, la difficoltà di mettere su pellicola in maniera fedele un suo racconto è molto molto alta. Poteva andare meglio, ma era più facile fare molto molto peggio, una visione la merita.
Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi e esperienza dei lettori.
Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue without changing your settings, we'll assume that you are happy to receive all cookies from this website. Ok Leggi di più