Books of Blood – 2021



Doverosa una premessa. Clive Barker è uno scrittore horror (ma non solo, anche regista,fumettista e altro) inglese che ha avuto la sua massima produzione ed espressione nel decennio che va da metà degli’80 a metà dei ’90, spesso accomunato o messo in competizione con Stephen King. Ma tra i due ci sono profonde differenze nella filosofia di fondo: King si può definire un po’ più buonista, nel senso che il suo male è un male accessorio, è un cane rabbioso, è un padre di famiglia disturbato, un invasione aliena o un mostro, cose che non hanno niente a che fare con la nostra realtà quotidiana, sono eventi occasionali, diciamo.Barker al contrario ha una visione più maligna, della realtà. È qualcosa di più vicino ad un Lovecraft, di cui si sente l’influenza letteraria, a partire appunto dai Libri di Sangue, la versione barkeriana del Necronomicon. Il male è nel mondo, sempre, da sempre e per sempre, sia nella dimensione altra, sia nella dimensione del reale, dentro ognuno di noi. Non ci sono buoni. E il male è ovunque e non da scampo, perché comunque ne avrai a che fare in un modo o nell’altro e ti renderà diverso.
Questa pellicola è un antologia di racconti che in qualche maniera si intrecciano e sono collegati tra loro cronologicamente e come luoghi, e hanno una struttura a scatole cinesi. Vengono raccontate tre storie diverse con protagonisti diversi, ma in cui è forte l’atmosfera da cui sono ispirati o tratti (uno è sicuramente un racconto originale di Barker). Quindi il rispetto verso l’autore è pieno e soddisfacente, compreso lo spazio temporale ai giorni nostri ma che può essere anche un qualsiasi decennio fa, grazie anche alla scenografia e fotografia. E questa è la cosa migliore e più affascinante del film, ti cala in quel mondo. Le narrazioni sono anche interessanti e girate e interpretate discretamente, ma manca un po’ di tensione, o meglio, parte benissimo, creando un giusto climax, ma di esaurisce poco prima della fine del primo episodio, e non riesce più a ingranare la marcia giusta per tenerti avvinghiato alla poltrona. Continui a guardare con curiosità, ma non con un interesse e un coinvolgimento emotivo vero. Ciò nonostante non lo boccio, partendo dal presupposto che come il suo mentore HP Lovecraft, la difficoltà di mettere su pellicola in maniera fedele un suo racconto è molto molto alta. Poteva andare meglio, ma era più facile fare molto molto peggio, una visione la merita.

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