Dune – 2021

Come di consueto aspetto qualche ora prima di ripensare al film che ho visto, per evitare che l’adrenalina della visione inquilini una disamina il più possibilmente lucida. Se come in questo caso, la notte non ha smorzato l’entusiasmo per quello cui ho assistito, è la soddisfazione e la consapevolezza di aver visto un grande film.
Era il mio ritorno al cinema dopo Parasite, con il covid di mezzo, ed è stato un gran ritorno.
La storia di Dune si svolge nell’anno 10mila e spiccioli, e si può riassumere in una lotta di supremazia tra casate per lo sfruttamento della Spezia, un essenza dal valore inestimabile di cui il pianeta Arrakis è ricchissimo, per le sue caratteristiche di essere un pianeta desertico e inospitale, abitato solamente dai Fremen, il popolo indigeno avvezzo a resistere alle tremende temperature diurne e relegato a reietto dall’occupazione delle truppe degli avidi e crudeli Harkonnen, e da degli enormi vermi delle sabbie. L’Imperium, preoccupato della crescente forza e popolarità della nobile casata degli Atreides, decide di sostituirli sul pianeta Arrakis agli Harkonnen (che segretamente rafforza militarmente) per eliminare le minacce al suo dominio. In questo panorama di intrighi e manovre politiche, il giovane Paul Atreides, figlio del buon Duca Leto, emerge come possibile predestinato ad essere l eletto per guidare i popoli alla libertà, come predetto da un antica profezia.
E questa è solo la prima parte del primo libro dell’epopea scritta da Frank Herbert, che già nel 1984 di portata sul grande schermo da David Lynch, con, però, risultati non gratificanti né per i fan né per il grande pubblico. Le difficoltà per i mezzi a disposizione, la difficoltà nel poter riassumere tutto in un unica sceneggiatura, e non ultimo, probabilmente, un disallineamento tra la visione cinematografica del nostro Davidone con il tema trattato, hanno causato del suo Dune un flop pazzesco.
A distanza di quasi quarant’anni, è questa volta Denis Villeneuve a cimentarsi con l’opera di Herbert. E pur essendo questo solo la parte 1 di una dualogia o trilogia che sia, e pur non avendo letto il romanzo originale, devo proprio dire che centra l’obiettivo.
Che fosse un gran regista ne aveva data già dimostrazione nei film precedenti, ma qui ne dà la conferma definitiva, così come, secondo me, dà conferma di essere pipato per i film di fantascienza, in cui trova una dimensione di grandiosità e epica importante, come precedentemente visto in BR2049. Le potenza visiva, coadiuvata da una bella fotografia e da delle scenografie monumentali, con un architettura curata e distintiva per ogni pianeta, così come i colori e il climax che percepisci ad ogni cambio location. E la macchina da presa che sa muoversi lentamente, senza appesantire troppo lo svolgimento del racconto, ma soffermandosi in maniera intelligente in dettagli che ti arricchiscono nella pervasione della storia. Perché un ulteriore pregio del film è che nonostante la durata di 150 minuti, e nonostante per ben più della metà sia esclusivamente di descrizione e introduzione, non annoia mai, non perdi mai interesse, rimani completamente avvolto e immerso nell’universo descritto. Ho vissuto solo un momento di “scollegamento”, di pochi minuti, dovuto ad un cambio improvviso di ritmo della pellicola, in un momento frenetico al culmine della drammaticità, che ha completamente spezzato il climax precedente.
Dal punto di vista del cast, Chamalet si conferma un piccolo talento in crescita, riuscendo anche a farsi apprezzare non solo nel ruolo del tormentato ma anche in atteggiamenti più risoluti , necessari verso la fine del film, e ha il phisique du role adatto per la parte. È contornato peraltro da altrettanti bravi attori, dove Josh Brolin comunque spicca per presenza scenica su Oscar Isaac nonostante un ruolo più secondario, Rebecca Ferguson si difende bene, Stellan Skarsgard e Javier Bardem, pur quasi irriconoscibili, sono più che in parte e non sfigura troppo neanche Momoa, incredibilmente. Da capire ancora perché c è questa aurea magica su Dave Bautista, per cui lavora praticamente ad ogni grande produzione hollywoodiana, così come è da valutare solo nel proseguo Zendaya, che incanta con il suo bel visino ma è presente per pochi secondi nelle visioni di Paul Atreides e scambia giusto una battuta.
La colonna sonora è affidata ad Hans Zimmer, garanzia di qualità, e ha qualche assonanza con la ost di BR2049, ma accompagna ottimamente ogni scena ed è di discreta potenza epica, come richiesto dalla pellicola.
Ovviamente il giudizio è parziale, essendo un film “troncato” a metà, ma se la seconda parte anche solo si conferma a questi livelli, siamo vicini a qualcosa di grandioso e che resterà nel tempo come la trilogia del Signore Degli Anelli.

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