Il Divin Codino – 2021

Roberto Baggio è uno dei giocatori più iconici del calcio italiano, idolo e riferimento dei tifosi di ogni squadra nel nostro campionato, ma personaggio amato anche dal pubblico mondiale. Dal punto di vista del talento, probabilmente è stato il calciatore più dotato nella nostra storia, e ovunque abbia giocato è sempre stato croce e delizia, delizia per gli occhi e la fantasia al potere, croce per i frequenti infortuni, la maggior parte dei quali gravi tanto da rischiare ogni volta di comprometterne la carriera, e croce soprattutto per gli allenatori, con cui ha avuto per lo più rapporti difficili, dovuti alla sua incredibile popolarità e alla difficoltà dei tecnici di trovargli una collocazione in campo in un calcio che inizia a vivere una fase storica in cui gli schemi e la tattica cominciano a prendere il sopravvento sulla fantasia in campo.Il biopic percorre le fase cruciali della sua carriera, dal passaggio, nel 1985, dal Vicenza alla Fiorentina, il primo grave infortunio, le difficoltà nel trovare posto in squadra, la prima convocazione in nazionale nel 1988, fino a saltare al mondiale 1994 e successivamente al 2000 con il nuovo rilancio a Brescia con Mazzone e la speranza, vana, di una convocazione per il suo ultimo mondiale nel 2002.Mah. A me queste operazioni piacciono poco in generale, perché rischia di essere sempre scompensata in un verso o in un altro. La biografia è molto attinente alla realtà, e prende inizio con il passaggio dal Vicenza alla Fiorentina, e il suo primo grande infortunio, che ne mina la continuazione della carriera, la difficoltà nell’esplosione e consacrazione e salta poi al mondiale 1994 e di li all’estate del 2000 con il rilancio a Brescia, saltando a piè pari momenti altrettanto importanti della sua carriera, ma soprattutto senza aggiungere niente di niente a ciò che un fan di Baggio non sapesse già, e ovviamente prendendone poco velatamente le parti nel rapporto con gli allenatori. La figura di contrapposizione/grillo parlante è incarnata dal padre burbero e freddo, con cui vive un rapporto duro ma anche altrettanto irreale e stereotipato, tanto da non risultare molto credibile. Nel complesso mi ha lasciato piuttosto indifferente, non mi ha svelato lati sconosciuti né dato luce nuova alle ombre del suo carattere, piuttosto pavido e spesso tendente al passivo/depresso e rinunciatario, salvo poi improvvisi sbalzi di orgoglio di risalire la china dall’ennesimo infortunio. Insomma niente di imperdibile e niente di più di una biografia di Wikipedia messa in pellicola.
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