Avevo inserito già da un po’ questo documentario in watchlist, ma poi su suggerimento del Meis e della Falcone su Gli Amici di Cinefacts, ho anticipato la visione. E cazzo se ne vale la pena. È un docufilm su Sebastiao Salgado e i suoi lavori, con le riprese fatte dal figlio di Salgado, Juliano, e da Wim Wenders, con lo stesso grande fotografo che si racconta e racconta le proprie fotografie, vere opere d’arte. Nato vicino a Vitoria, vive in una fazenda prima di partire per la Francia, dove conosce quella che sarà la sua moglie, Leia, e inizia la sua attività di fotografo. E con questa, anche i suoi viaggi per il mondo, che in quasi 40 anni carriera tocca temi e avvenimenti forti. Passa dal Sud America, alla regione del Sahel in Africa (Etiopia e Mali) negli anni ’80, con le terribili testimonianze delle carestie e delle malattie mortali ai danni della popolazione, il Kuwait e i suoi pozzi in fiamme nel 1991, e successivamente l’orribile guerra civile in Jugoslavia e in Somalia, tra Uti e Tutzu, che causerà milioni di morti, e che segnerà fortemente la psiche di Salgado, che dopo questo si rifugerà nella fazenda di famiglia, dove, per ritrovare la pace dello spirito, si dedicherà sempre con la moglie alla creazione de Instituto Terra, arrivando a piantare più di 2 milioni di piante nei terreni circostanti, che erano ormai inariditi, e da cui, risollevato nelle energie, partirà per un ultimo viaggio fotografico nei posti più reconditi del mondo, alla ricerca di bellezze naturali e popolazioni isolate.È veramente un esperienza, la visione di questo film, coinvolgente, bello ed emozionante, che consiglio vivamente a tutti.
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