Salta al contenuto
È il primo film di Kitano, noto al tempo come comico, alla sua prima esperienza con violenza e malavita. E qui violenza ce n’è tanta, dalla prima all’ultima scena. Non è necessariamente una violenza sanguinosa e esposta, anche se non mancano sparatorie e pestaggi. È anche una violenza nascosta, insita nella vita di Tokyo, come se fosse ormai un tratto comune e ineluttabile della città. È la sia accettazione, la rassegnazione alla violenza come qualcosa di sistematico e necessario, che rende il film così violento. Takeshi Kitano da vita a Azuma, un commissario della polizia (il suo unico ruolo in tal senso, di solito è sempre qualcuno della Yazuka, l’altra parte della barricata), che vuole sgominare un giro di droga e malaffare, utilizzando qualsiasi metodo possibile. La pellicola nelle intenzioni ricorda molto i film occidentali degli anni settanta, quelli dell’ispettore Callaghan e i poliziotteschi italiani, per capirci, non solo per lo svolgimento e l’idea di personaggi sporchi e cattivi, ma anche per la presenza di una colonna sonora martellante e azzeccata. Pur peccando nell’originalità,ha qualcosa di più nella fotografia e utilizzo delle luci, creando dei giochi di luce e buio molto significativi.
Questo sito utilizza i cookie per migliorare servizi e esperienza dei lettori.
Se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
We use cookies to ensure that we give you the best experience on our website. If you continue without changing your settings, we'll assume that you are happy to receive all cookies from this website. Ok Leggi di più