Tre Passi Nel Delirio

Film a episodi, ispirato nelle atmosfere e negli sviluppi ai racconti gotici di Poe. Si tratta di tre trame distinte, in diverse ambientazioni sia storiche che geografiche, ma tutte con grandi firme del tempo alla regia e un cast fitto di volti noti.

Metzengerstein
Una bella e dissoluta contessa Frederica (Jane Fonda) vive la propria vita nella sua corte nell’agio, opulenza e fornicazione. Nonostante tutto, è insoddisfatta e furiosa per le mancate attenzioni da parte del cugino, il serio e morigerato barone Wilhelm (Peter Fonda), che rifiuta continuamente le sue avances. Per un tragico errore, il barone morirà nell’incendio della sua stalla, ordito dalla contessa, che però lo riconosce in uno stallone arrivato al castello di Frederica la notte stessa. Addolorata e affascinata dal cavallo, la arrogante e sciocca signora subirà la stessa sorte.Regia di Roger Vadim

William Wilson
Doppio ruolo per Alain Delon, nei panni di William Wilson, malvagio e sfrontato ufficiale austriaco, che vede da un giorno all’altro apparire un suo perfetto doppio, ma dall’animo nobile e buono, pronto a fermare ogni sua malefatta. Lo scontro fra le due personalità avrà il suo culmine in un duello, che ovviamente avrà conseguenze nefaste per entrambi. Nel cast troviamo anche Brigitte Bardot (peppe-pe-pe-peppe)Regia di Louis Malle

Toby Dammit
Un famoso attore inglese alcolizzato, Toby Dammit (Terence Stamp) arriva a Roma per girare un film che possa dargli una luce più “pulita” e riceve come compenso una Ferrari, con cui intraprende una corsa per la città, ossessionato da un richiamo misterioso che lo porterà all’inevitabile morte.Regia di Federico Fellini
Risultato tutto sommato soddisfacente per questo treno di registi, anche se probabilmente non si tratta di pietre miliari della loro filmografia. Il mio preferito probabilmente è il secondo, quello di Malle, per il tema dello sdoppiamento di personalità che risulta sempre affascinante, e comunque in generale mi è parso quello meglio fatto. Non mi è piaciuto invece l’episodio felliniano, meno avvincente e con un impronta troppo “rumorosa”, quasi da manifesto futurista.
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