Il Caso Pantani – 2020

Ci sono giorni ed episodi che si segnano nel tempo e nei ricordi, anche se non necessariamente ti riguardano in prima persona. Il caso attuale più eclatante è ad esempio quello dell’11 settembre 2001, in cui ricorderai sempre dove eri e cosa facevi, ma di date così ce ne sono svariate. Una di queste è quella del 5 giugno 1999, quando Marco Pantani, uno dei più grandi e celebri ciclisti italiano, ammirato e osannato non solo dai suoi connazionali ma anche a livello internazionale, fu trovato con un valore di ematocrito superiore al consentito, proprio alla vigilia dell’ultima tappa del giro d’Italia, fino ad allora stradominato e nettamente indirizzato nel palmares del fenomeno di Cesenatico. Io non sono mai stato un amante del ciclismo su strada, tutt’altro, ma era impossibile non conoscere Pantani, non apprezzarne le doti, la forza e l’entusiasmo che generava. E ricordo benissimo dove ero e cosa facevo quel giorno. Ero al Magonello e avevamo una partita di torneo di calcetto a porticine, alle 14:30, e nel riscaldamento discutevamo del vero accadimento del giorno, Pantani risultato positivo. E come sempre accade, ci si divideva fra giustizialisti e garantisti, tra chi gli dava del dopato e chi propendeva per un complotto. Ma tutti fummo consapevoli da subito, in tacito accordo, che la favola del Pirata finiva lì. Era la sua morte sportiva e mediatica. E così è stato. Gli ultimi cinque anni di vita del campione romagnolo sono solo un triste trascinarsi di autodistruzione e insuccessi e depressione.Questo docufilm si schiera apertamente nella schiera dei complottisti, e probabilmente, a ragione. Troppe cose strane su quelle analisi effettuate in albergo, sulle analisi precedenti e successive con risultati in totale disaccordo e totalmente ignorate, morti strane, testimonianze non ascoltate, e classici movimenti all’italiana all’interno dei palazzi di Giustizia, con ingerenze forti da parte di vertici sportivi, ma probabilmente anche di cosche mafiose. Viene tirata in ballo la camorra, come mandante occulto, per motivi di scommesse clandestine. Può darsi. Non sarebbe una novità. Come è altrettanto plausibile che sia stato volutamente fatto fuori dai vertici della UCI, forse anch’essi sotto pressione camorrista. Troppi lati oscuri in questa vicenda. E perché farsi beccare così facilmente sotto effetto doping, quando è ormai prassi analizzare il sangue alle prime 10 posizioni e hai un vantaggio di 7 minuti sul secondo? 7 minuti. Fai in tempo a fermarti, ordinare un caffè al bar, sorseggiarlo, pagare e rimontare in bici, e saresti sempre primo. Qualche cosa di strano è successo.Un altro importante aspetto preso in esame dal film è la morte di Pantani, forse non accidentale e per overdose, ma un vero e proprio assassinio. Anche qui ci sono troppe versioni contrastanti, scene del crimine inquinate, testimonianze dei soccorritori del 118 in discordanza con le riprese fatte successivamente dai RIS…. Troppe stranezze anche qui. Ma purtroppo, Pantani non è morto solo il 14 febbraio 2004. È morto 5 anni prima, a Madonna di Campiglio, con quell’esame sballato. È morto i giorni successivi, con la squalifica. È morto nella voragine della cocaina, in quegli anni dissoluti. E probabilmente, come sempre succede in Italia, non sapremo mai davvero come e perché.
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