Indiana libera tutti – Francesca Lenzi – Romanzo

Negli ultimi 4/5 anni ho perso l’abitudine di comprare libri cartacei, dirottando su di un lettore digitale. I motivi sono tanti, da un costo enormemente più contenuto, ad una praticità di trasporto, fino, non ultimo, aver risolto il problema principale, lo stoccaggio del libro una volta terminato. Gli acquisti di cartaceo, quindi, si sono ridotti tanto da poterli contare sulle dita di una mano di un falegname. Quando compro un libro, adesso, lo faccio mosso da un sentimento di amicizia o conoscenza e stima per l’autore, così, un paio di anni dopo “La città del Sole” del Pierucci, questa è stata la volta di “Indiana libera tutti” di Francesca Lenzi.
Francesca è una di quelle conoscenze che si possono definire “conoscenza di vista”, persone cioè che sai benissimo chi sono, con cui ti sei in qualche maniera incrociato più volte nella vita, ma senza scambiarci più di una manciata di parole. Stesso anno di nascita, stesse scuole medie, stesse scuole superiori, qualche partita di pallamano nel campetto delle Fucini a educazione fisica, se la memoria non mi tradisce, anche qualche pomeriggio in piazza Appiani da bimbetti, tralasciando il fatto che, passati i 14/15 anni, Piombino non sembra più grande come New York e fondamentalmente il vascheggio pomeridiano Corso Italia/Via Vittorio Emanuele era, negli anni 90, un po’ il marchio di fabbrica della nostra generazione. Poi la Lenzi,la conosci perché giornalista di cronaca e sport per Il Tirreno, ed è autrice di deliziosi post su su Facebook, e ha, come si suol dire, una bella penna, quindi la curiosità di leggere il suo primo romanzo, era ancora accresciuta.
E soddisfatta, dopo poche ore di lettura. Il libro è scorrevole, piacevole e soprattutto, personale, ma non solo in senso stretto. Perché, se come dice l’autrice, la storia si basa su ricordi personali e su altri inventati, la differenza negli occhi e nella memoria personale di chi legge è talmente labile che al di là delle problematiche strettamente “di genere” come mutandoni di lana e mestruazioni, è talmente facile ritrovarsi nel vissuto di Indiana che in fondo Indiana potresti essere tu stesso che leggi. Ci sono dei momenti nell’adolescenza che sono tappe quasi obbligate, dei passaggi comuni a tutti, e basta traslare di pochi anni rispetto alla data di nascita di Indiana e di conseguenza, il momento dei suoi 12 anni (nel mio caso 4), per rivivere nella scrittura di Francesca dei ricordi personali…i primi film horror, l’approccio a Dylan Dog, l’adorazione per Stephen King, l’età del cinema compulsivo, ma anche le prime amicizie veramente importanti, quelle che King stesso, in Stagioni Diverse, descrive perfettamente con “non ho mai più avuto amici come quelli che ho avuto a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?”. È Indiana che racconta, è Francesca che in parte ricorda e in parte scrive, ma sei anche te, anche io, che rivivi quei momenti. Pur in una semplicità di scrittura (che non è assolutamente un male) i rimandi a certe tematiche kinghiane sono percepibili, il mondo visto con gli occhi di ragazzo, la meraviglia e al tempo stesso la difficoltà adolescenziale, la paura e il dolore incarnato ed esorcizzato in una bocca con file di denti come uno squalo..tutto si amalgama e ti riporta indietro con una DeLorean fatta di 180 pagine a 30 anni prima a dei momenti passati, vissuti, a strade percorse, a partite a pallone in spiaggia, ai pranzi familiari, a momenti scolastici, ricordi a volte accantonati ma che si riaffacciano piacevolmente alla memoria, anche alcuni più sepolti e meno “importanti”,se ce ne sono,  che rielabori e te ne riappropri con un “toh, questo è successo anche a me.” 
Ulteriore nota di merito per le illustrazioni iniziali di origine cinematografica di ogni capitolo, che introducono e in sé richiudono quello che poi andrai a leggere. Ora, visto che, parole sue, questo romanzo l’ha scritto durante la quarantena causa Covid, e visto il risultato ottenuto dedicandosi alla letteratura anziché alla panificazione come la maggior parte degli italiani, spero di non dover aspettare un altra pandemia per poter leggere qualche suo nuovo lavoro,e lo spazio nella mia libreria prometto di trovarlo.


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