Sbatti il mostro in prima pagina – 1972

Siamo nell’anno 1972, dopo il 1969, il centrosinistra visse una nuova spinta riformatrice che portò importanti risultati quali la legge sul divorzio, lo statuto dei, l’attuazione delle regioni e la costituzione della commissione parlamentare antimafia. Lo Stato italiano fu pericolosamente attaccato con il tentativo del Golpe Borghesenel 1970 e la nascita del terrorismo di estrema destra, che faceva parte di un progetto più grande, volto a destabilizzare il sistema democratico, chiamato strategia della tensione.Questo è il contesto in cui siamo proiettati nelle vicende del film, alla vigilia delle elezioni.
Un giornale di destra, Il Giornale (curiosamente, due anni dopo venne fondato veramente un quotidiano con questo nome e orientamento politico, da parte di Indro Montanelli), cerca di orientare il voto verso le proprie preferenze, con metodi anche piuttosto discutibili, distorcendo la realtà dei fatti e creando ad arte articoli sensazionalistici di propaganda. In questo quotidiano lavora Bizanti (un grande Gian Maria Volonté), un opportunista e viscido caporedattore, che ha carta bianca da parte del principale finanziatore, l’ingegner Montelli. L’occasione arriva con il ritrovamento del cadavere di una studentessa di 16 anni, che aveva legami sentimentali con uno degli esponenti di un movimento comunista. Sfruttando le proprie doti, riesce a convincere una donna matura e instabile, con cui l’accusato aveva una relazione, di essere stata presa in giro dal ragazzo portandola a mentire e privandolo dell’alibi con cui in realtà poteva coprirlo dalle accuse, riuscendo così nel proprio scopo. È la dubbia moralità del caporedattore non si piega nemmeno quando viene a scoprire, grazie ad un suo giornalista, la totale estraneità dai fatti del ragazzo, e il vero colpevole, cioè il bidello della scuola frequentata dalla giovane, rimandando eventualmente il tutto a dopo le elezioni.
Il film di Bellocchio è discreto, e la prova di Volonté e veramente forte, ma la cosa che più mi ha colpito è la messa in scena nel contesto storico, uno dei momenti più duri e complicati della storia italiana, quando la partecipazione politica cittadina era alta (basti pensare che a quelle elezioni si era sul 92% di partecipazione al voto, dato incredibile alla luce odierna), e i movimenti giovanili erano in pieno fermento.
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