The VVitch – (2015)

Siamo nel New England, XVII secolo. Una famiglia eccessivamente religiosa, decide di lasciare la colonia per divergenze sulla corretta messa in pratica della parola di Dio. Il capofamiglia William, prende quindi armi, bagagli e famiglia, composta dalla moglie Katherine, la figlia maggiore Thomasin, il figlio Caleb, i gemellini Marcy e Jonas e il neonato Samuel, e si trasferisce lontano dalla comunità, in una zona vicino alla foresta. La scelta fatta, ben presto si dimostra avventata. Il raccolto scarseggia, gli animali della fattoria non prolificano tanto da garantire il sostentamento, i pochi soldi finiscono, i tentativi di caccia sono infruttuosi e il sostentamento della famiglia risulta così molto complicato. Ad aggravare la già dura situazione, una notte il piccolo Samuel sparisce, creando ulteriore caos e afflizione nella già provata famiglia, che letteralmente scoppia. Si creano attriti sempre più forti, litigi, incomprensioni, mentre le tragedie e i misteri sono sempre più in agguato.Trovare una trama originale, ormai è una cosa molto difficile, e ovviamente l’argomento famiglia isolata, pressione psicologica, foresta e misteriose tragedie, è ampiamente presente nel cinema, ma a volte, come questo caso è la dimostrazione, è la messa in opera che può dare quella marcia in più. Innanzitutto, l’operazione di ricerca e documentazione è stato veramente importante. Il regista, Robert Eggers, di cui aspetto in gloria la distribuzione della sua seconda opera, The Lighthouse, in questo esordio ha utilizzato documenti processuali, diari e testi del tempo, incentrati su stregoneria, caccia alle streghe e quanto altro attinente, per ricreare più fedelmente possibile il periodo storico, sociale e psicologico. La fotografia è azzeccata, opprimente, e ti dà da subito una sensazione di pessimismo. Il che non significa che le ambientazioni siano buie, tutt’altro, sono poche le scene notturne. Ma non è mai giorno soleggiato, è sempre una luce “malata”. E poi, finalmente, grazie al cielo, un film fatto con i controcazzi, in cui non c’è ricorso a scene splatter né tantomeno agli odiosi Jump scares, ormai abbondantemente sovrabusati. Non è necessario spaventare, gli svolgimenti che prende la storia sono ineluttabili, rendendola forse ancora più disturbante. Cast senza nomi di richiamo, nonostante ciò gli attori che interpretano i genitori, Ralph Ineson e Kate Dickie sono volti noti, con decine di film alle spalle, e la giovane Thomasin è la bella e lanciata Anya Taylor-Joy, anche lei con una discreta filmografia. Come prima opera, veramente interessante.


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