C’era una volta a Hollywood – 2019

L’eccidio di Cielo Drive o omicidio Tate fu un omicidio di cinque persone condotto da membri della Famiglia Manson l’8-9 agosto 1969. Quattro membri della famiglia Manson entrarono nella casa in affitto di una coppia di celebrità, al 10050 di Cielo Drive, dove abitavano l’attrice Sharon Tate e il regista Roman Polański. I tre membri della Famiglia uccisero la Tate, incinta di otto mesi e mezzo, insieme a tre amici che erano in visita. Polanski non era presente nella notte degli omicidi, dato che era a Londra e stava lavorando a un film in Europa

Tarantino prende spunto da questo tragico e tristemente celebre fatto di cronaca per il suo nono (e penultimo?) film.
E lo porta avanti incrociando nella trama gli ultimi giorni di Sharon Tate (una veramente splendida Margot Robbie) con le vicende di Rick Dalton (Di Caprio) e Cliff Booth (Pitt).
Rick è un attore ormai ultraquarantenne sulla via del tramonto, insicuro, ormai rassegnato alla decadenza della sua carriera ma al tempo stesso incapace di accettare il fatto di essere passato di moda.
Cliff è la sua controfigura storica, diventato nel tempo, amico fraterno e tuttofare, dal passato torbido e controverso, ma capace di prendere sempre la vita di petto e con strafottenza, e cerca di spronare l’amico.
Sharon è un’attrice in ascesa, che con il marito (già famoso) si è appena trasferita nella casa vicina a quella di Rick.
E da queste premesse, parte e si sviluppa la storia tarantiniana.
Nel corso del film, ci sono cameo di tante vecchie conoscenze dei film di Tarantino, come ad esempio Bruce Dern, Kurt Russell, Zoe Bell e Michael Madsen, ma anche la partecipazione di altri volti noti, tra i quali spiccano Al Pacino, Dakota Fanning, Emile Hirsch, Luke Perry e Timothy Oliphant.
A dimostrazione che quando Tarantino chiama, è difficilissimo rifiutare, alcuni si sono autoproposti pur di lavorare con lui, riducendo il compenso (tra cui proprio Pitt e Di Caprio).
Come prova attoriale, è difficilissimo dire chi dei due protagonisti primeggi.
Entrambi si esaltano nella parte, Di Caprio esprime bene le difficoltà e le debolezze di Rick, e Pitt è veramente magnetico e carismatico, oltre che di un fascino incredibile nelle vesti di un sixtie’s.
Margot Robbie, oltre alla bellezza dona al suo personaggio una delicatezza e dolcezza quasi toccante.
Il film, è un vero e proprio inno alla Hollywood degli anni d’oro, con citazioni di attori e attrici del tempo, di situazioni, di racconti e aneddoti, con una cura maniacale.
I due personaggi principali, sono si inventati, ma sono ispirati a figure realmente esistenti nell’epoca.
La colonna sonora, una dei classici punti di forza della filmografia tarantiniana, è composta esclusivamente da canzoni e musiche precedenti al 1969. Le scenografie sono fantastiche, così come il formato della pellicola, che passa dal colore al bianco e nero, e passando al bisogno da un 35 millimetri ad un 8 e un 16mm.
E poi ci sono tanti, tantissimi, piedi femminili.
È molto diverso da un suo classico film, per la costruzione e sceneggiatura, nonostante siano presenti in alcuni momenti  dialoghi e battute di alto livello. 
Molto probabilmente non è né un capolavoro né il suo miglior film in senso stretto, ma è sicuramente un atto d’amore verso il cinema e il film che avrebbe sempre voluto fare.
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