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Anno: 2019 Episodi: 5 Disagio, angoscia, rabbia. Guardando la ricostruzione di quei lunghi giorni successivi al più grande e famoso incidente accaduto ad una centrale nucleare, questo è quello che ho provato.Disagio, perché le conseguenze sono state talmente tremende, e tuttora non sono terminate. Angoscia, per la sorte dei poveri vigili del fuoco, e gli abitanti di Pripyat, la cittadina più prossima alla centrale. Rabbia, per l’incompetenza, gli interessi economici e l’inadeguatezza che hanno causato il disastro ambientale e umano, nonché per l’omertà, gli insabbiamenti e il muro di gomma creato dal comitato centrale per nascondere e poi limitare le notizie, sia all’interno che verso l’esterno della URSS. La ricostruzione è da docu-film, cercando di rimanere abbastanza imparziale, anche se forse un po’ di occhio occidentale, essendo una produzione e regia statunitense, nel raccontare la vicenda, c è. Ma ciò non toglie che le colpe umane e politiche siano vistose e madornali. C’è poco altro da dire, il disastro di Chernobyl è ancora talmente vivido nella memoria della mia generazione, e anche il ricordo delle immagini e le notizie che trapelavano, nonostante i migliaia di km di distanza, sul terrore delle piogge, della nube che si spostava, delle colture buttate perché il rischio della contaminazione era troppo alto… Una delle pagine più tristi e buie di questi ultimi trent’anni. E che ancora non ha finito di emanare veleno.
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