Twin Peaks stagione 3 – serie tv

“Viviamo tutti dentro il sogno di qualcun altro”. Si può racchiudere in questa frase la terza stagione, ma probabilmente tutte e tre le serie, e ancora di più, tutto il cinema di Lynch. Un lungo, variegato sogno.
Di chi, è meno facile definirlo.
Di uno dei protagonisti, del regista, dello spettatore….
Dopo 25 anni, torna la cittadina di Twin Peaks e i suoi protagonisti, cambiati, invecchiati, ma sempre immutabili.
E con loro, entrano decine di nuovi personaggi, in posti diversi. 
Ci sono tanti volti famosi a dare loro vita, da Tim Roth a Naomi Watts a James Belushi, Jennifer Jason Leigh, Monica Bellucci e Ashley Judd, così come sono tantissime le ospitate musicali del Bang Bang Cafè, con Eddie Vedder, i Nine Inch Nails, e tanti altri.
Ovviamente torna anche lui, un grande Kyle MacLachlan con il detective Dale Cooper, o meglio il suo doppelganger  corrotto dallo spirito cattivo BOB, e le sue varianti buone Doug Jones e i Dale Cooper successivi.
La trama?confusa, visionaria, onirica, come un film di Lynch. Introduce personaggi secondari, dialoghi e scene incomprensibili, incoerenti, solo per confondere o per arricchire di dettagli, che sembrano completamente senza senso e inutili, ma che poi scopri siano anticipazioni, chiavi necessarie per entrare in porte che fin quando non ci picchi contro non ti accorgi che ci fossero.
Una lentezza a volte esasperante, il prolungato occhio della cinepresa su gesti banali, silenzi infiniti, enormi teiere che comunicano con sbuffi di fumo…
Non c’è un limite alla follia di Lynch. Se già le prime due stagioni, per l’epoca, erano completamente fuori di testa, questa lo è altrettanto per la nostra contemporaneità, nonostante ormai uno possa dire di aver visto ormai di tutto, al cinema o alla televisione. Poi arriva questo, e realizzi che qualcuno può sempre stupirti.
Ti illude di ritornare a quel tipo di cinema delle prime due serie, poi ti confonde, ti fa tornare un momento di linearità, fino al delirante finale di stagione, che rimane sospeso e aperto e amaro.
Non è nemmeno possibile dare un giudizio, per quanto sia sempre una cosa soggettiva e anche pretenziosa.
Non è possibile perché dal punto di vista cinematografico è come tanti suoi lavori, “oltre”.
Puoi solo ammirare cosa crea la sua mente, e come, in un epoca in cui il cinema si basa sulla computer Gray, la CDI ecc, lui si accontenti di una teiera e di una biglia di vetro.
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