Haberowski

img_20170412_212208635

Stile

Lo stile è una risposta a tutto.
un nuovo modo di affrontare un giorno noioso o pericoloso
fare una cosa noiosa con stile è meglio che fare una cosa pericolosa senza stile.
fare una cosa pericolosa con stile è ciò che io chiamo arte.
La corrida può essere arte
Boxare può essere arte.
Amare può essere arte.
Aprire una scatola di sardine può essere arte.
Non molti hanno stile.
Non molti possono mantenere lo stile.
Ho visto cani con più stile degli uomini,
Sebbene non molti cani abbiano stile.
I gatti ne hanno in abbondanza.

Quando Hemingway si è fatto saltare le cervella con un fucile, quello era stile.
Alcune persone ti insegnano lo stile.
Giovanna d’Arco aveva stile.
Giovanni il Battista.
Gesù
Socrate.
Cesare.
García Lorca.
In prigione ho conosciuto uomini con stile.
Ho conosciuto più uomini con stile in prigione che fuori di prigione.
Lo stile è una differenza, un modo di fare, un modo di esser fatto.
Sei aironi tranquilli in uno specchio d’acqua, o tu, mentre esci dal bagno nuda senza
vedermi.

Ecco, l’incipit di Haberowski, la poesia con cui inizia lo spettacolo teatrale, è perfetta. Per interpretare Bukowski ci vuole stile. Lo stile di interpretarne gli scritti, dando risalto ad alcune parole rispetto ad altre, modulando la voce in basso o in alto, a seconda del significato da dargli, usando la voce a volte asciutta e altre volte canzonante, alla ricerca di una musicalità non sempre esplicita.
Per interpretare Charles “Hank” Bukowski è necessario avere il fisique du role giusto, una seppur vaga somiglianza fisica, che può essere esaltata da un talento proprio, ma esteriormente deve trovare il suo giusto contrappunto. Riuscireste a immaginarvi … nei panni di Bukowski? Probabilmente sarebbe bravissimo, se chiudeste gli occhi e ascoltaste solamente, riuscirebbe a essere convincente. Ma il teatro non è radio, gli occhi sono ben aperti e scivolano sulle espressioni facciali, sulla postura, sulla gestualità, e devi trovare per forza un assonanza tra quello che senti e quello che vedi.
Ecco, Haber è stato perfetto in questo. Era più che credibile, era lui. E questo è la cosa più importante, al di la delle letture scelte. Letture di poesie e brani che, peraltro sono stati azzeccati nella quasi totalità. Forse, se proprio si vuol trovare un pelo nell’uovo, una sola, sul termine dello spettacolo, era troppo lunga e estenuante, ma è pur sempre comunque questione di gusti personali.
A proposito del palco: risicato, minimale. Un leggio, addobbato da “cimeli”, un reggiseno, alcuni soprammobili, un tavolino da fumo per la bottiglia, un posacenere, un paio di dj (Alfaromero), un paio di tecnici video per far partire i filmati, un musicista di legni e fiati, live..
Dicevamo, Haber è stato un Bukowski perfetto, nei gesti, nei costumi, nell’interpretazione vocale, nel fumare e nel bere sul palco come se niente fosse. Alla fine di un ora e mezzo,almeno un 5/6 sigarette e mezza bottiglia di Glen Grant erano ormai andate a miglior vita, quasi in un omaggio al grande spirito..
Ma chi era Charles Bukowski? Uno scrittore,un erotomane,un ubriacone,un puttaniere, un frequentatore dei bassifondi. In Italia sarebbe stato un politico, probabilmente. In America, è diventato uno dei più famosi scrittori della seconda metà del secolo scorso, l’erede naturale e continuatore dei Kerouac, Ginsberg e in generale della Beat Generation, con una forte ammirazione per Hemingway, spesso citato, ma con molta più ironia e una disperazione più ottimistica,senza il velo un po speranzoso e triste, da eterna insoddisfazione, il movimento continuo alla ricerca di qualcosa di indefinito, dei suoi predecessori. In the road,più che on the road. Sono anni diversi, sono cambiati gli stili di vita, gli stessi Stati Uniti sono cambiati, il ribelle, l’avventuriero, non è più in cerca della nuova frontiera, dei viaggi infiniti sulle interstate. La nuova frontiera adesso la trovi in città, la dua Los Angeles, soprattutto, bassifondi, nei suoi abitanti, nelle prostitute, nei bar, negli amori di una notte, nell’alcool. I critici, come da loro abitudine, hanno provato ad etichettarli, lui e il suo alter ego letterario Henry Chinaski, a racchiuderli in una corrente, il realismo sporco. Tutte pippe, non è possibile inquadrarlo in un qualsivoglia tipo di letteratura.
Parliamoci chiaramente, Bukowski non ha uno stile innovativo, particolarmente intrigante, delle tematiche alte o altro, può essere considerato anche sopravvalutato, forse banale, indubbiamente. Però “c’è “. Sfido a leggere qualche poesia, qualche suo brano, qualche aforisma, senza che vi spunti l’ombra di un sorriso o comunque vi colpisca in positivo in alcuni passaggi. Esattamente come un bicchiere di scotch, gioca con i vostri neuroni. Volendo, poi, citarlo, si può dire ” il genio è un homo capace di dire cose profonde in modo semplice “.
Esattamente come lo spettacolo, uso la stessa poesia come chiusura:

Confessione

Aspettando la morte
come un gatto
che sta per saltare sul letto
mi dispiace così tanto per
mia moglie
lei vedrà questo
corpo
rigido e
bianco
lo scuoterà una volta, e poi
forse
ancora:
“Hank!”
Hank non
risponderà.
Non è la mia morte che
mi preoccupa, è lasciare
mia moglie con questa
pila di
niente.
Però vorrei che
lei sapesse
che tutte le notti
dormite
accanto a lei
anche le discussioni
inutili
erano sempre
cose splendide
e le più difficili
delle parole
che ho sempre avuto paura
a dire
ora possono essere
dette: “Ti amo”.

 

Altri testi utilizzati nello spettacolo:

 

Una poesia

una poesia è una città piena di strade e tombini
pina di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e di roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera;una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore…
una poesia è questa città adesso,
50 miglia dal nulla,
le 9, 09 del mattino,
il gusto del liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l’oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta di finestre rotte…una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo…

e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l’altro fino all’estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
che non possono fare

 

La donna ideale

sogno di un uomo
è una puttana con un dente d’oro
e il reggicalze,
profumata
con ciglia finte
rimmel
orecchini
mutandine rosa
l’alito che sa di salame
tacchi alti
calze con una piccolissima smagliatura
sul polpaccio sinistro,
un po’ grassa,
un po’ sbronza,
un po’ sciocca e un po’ matta
che non racconta barzellette sconce
e ha tre verruche sulla schiena
e finge di apprezzare la musica sinfonica
e che si ferma una settimana
solo una settimana
e lava i piatti e fa da mangiare
e scopa e fa i pompini
e lava il pavimento della cucina
e non mostra le foto dei suoi figli
né parla del marito o ex-marito
di dove è andata a scuola o dov’è nata
o perché l’ultima volta è finita in prigione
o di chi è innamorata,
si ferma solo una settimana
solo una settimana
e fa quello che deve fare
poi se ne va e non torna più indietro
a prendere l’orecchino che ha dimenticato sul comò.

 La morte si fuma i miei sigari  

Sai com’è: sono qui ubriaco ancora       
una volta
e ascolto Chajkovskij
alla radio.
Gesù, lo sentivo quarantasette anni
fa
quando ero uno scrittore morto di fame
ed eccolo qui
di nuovo
ora io sono uno scrittore con un po’
di successo
e la morte va
su e giù
per questa stanza
e si fuma i miei sigari
beve qualche sorso del mio
vino
mentre il vecchio Pietro continua a darci dentro
con la sua “Patetica”,
ho fatto un bel pezzo di strada
e se ho avuto fortuna è
perché ho tirato bene
i dadi:
ho fatto la fame per l’arte, ho fatto la fame per
riuscire a guadagnare cinque dannati minuti, cinque ore,
cinque giorni,
volevo soltanto buttare giù qualche
frase,
il successo, il denaro non importavano:
io volevo scrivere
e loro volevano che stessi alla pressa meccanica,
in fabbrica alla catena di montaggio
volevano che facessi il fattorino in un
grande magazzino.Be’, dice la morte, passandomi accanto,
ti prenderò comunque,
non importa quello che sei stato:
scrittore, tassista, pappone, macellaio,
paracadutista acrobatico, io ti
prenderò…
okay, baby, le dico io.
Adesso ci beviamo qualcosa insieme
mentre l’una di notte diventano
le due
e lei solo sa
quando verrà il
momento, ma oggi sono
riuscito a fregarla: mi sono preso
altri cinque dannati minuti
e molto di più.

se volete approfondire, in questo link trovate la biografia di Bukowski e la sua bibliografia, alcune citazioni e aforismi dai suoi romanzi
alcune foto di ieri sera alla Città del Teatro di Cascina
alcuni video di precedenti letture di Bukowski da parte di Haber: questa  e questa, tanto per farvi un idea
Share
Share