Ui Ken Bi Iros (c’è mancato poco)

Bene, è domenica mattina, e come programmato, sveglia prestissimo per i miei standard (ore 8:40), veloce vestizione, colazione ultra energetica, presa coscienza della defezione del Presidentissimo alla gita domenicale, e in quattro e quattr’otto salto sul sellino della mia M.B. per un uscita. Inizio blando, col solito giretto di riscaldamento…arrivo a Vicopisano in pochi minuti, e l’occhio mi cade sulla Strada. Si, la Strada con la S maiuscola, la via per la Verruca, un monte sormontato dai ruderi di una fortezza, meta di appassionati di trekking e bicicletta, da cui si gode un bellissimo panorama e soprattutto, della soddisfazione per il risultato raggiunto.

Già in settimana, avevo provato un tentativo di arrampicata, ma essendo a fine giornata lavorativa, quindi stremato, in un orario poco adatto per avventure in cui l’orario di ritorno non è chiaro e il cielo volge già all’imbrunire, non ero riuscito ad arrivare al di là dei primi due/tre tornanti.

Ma stamani sono carico come uno schioppo, e incurante del timore reverenziale, riduco le marce al minimo possibile, e comincio la salita. Ragazzi, credetemi quando vi dico che è un impresa titanica, la strada parte asfaltata con pendenza abbastanza varia, strappi da un tornante all’altro di intensità diversa, e questo non è proprio agevole per delle gambe ancora non completamente pronte per una faticata del genere. Ma nelle orecchie già sentivo la musica di Sfide, con David Bowie che mi diceva di essere un eroe almeno per un giorno, e Simona Ercolani e Alex Zanardi che preparano una puntata monografica sulla mia impresa. Intanto la fatica si fa sentire, e sosto velocemente lungo la strada, per un “rinforzino” di sali minerali e un frutto conquistato da un fico selvatico, lottando contro uno sciame di api, vespe e calabroni che avidamente succhiavano lo zucchero dei fichi maturi. Riparto prontamente, sono a metà strada circa, intuisco dai tornanti che mi separano dalla sommità del monte, intanto la strada cambia, non piu asfaltata ma sterrato puro, e con pendenza ancora più ardua. Incrocio altri compagni di avventura, e con la lingua penzoloni che mi si sta per attorcigliare ai cerchioni, chiedo quanto manca alla cima, e mi sento rispondere,,, Eeehhh,vai vai!

Cazzo,la mia risposta interiore. Ma non demordo, vedo la luce, sento suonare le campane di una chiesa per la raccolta a messa, temendo sia il mio funerale, ma non demordo, stringo i denti e vado avanti.

Ma il diavolo, si sa, è tentatore, e si manifesta con una pettata paurosa alla quale non vedo oltre altro che un altra pettata dopo la curva. e qui la mia forza di volontà comincia a vacillare. I muscoli indolenziti cominciano a chiedere pietà, il fiato comincia a mancare, sputo catrame e nicotina, l’acqua mista a integratori non dà più il suo effetto miracoloso…e decido di rinunciare, giro la bici, mi piazzo con il culo ben al di là del sellino, e riscendo, con la coda tra le gambe, una velocità oraria intorno ai 40 km, la ruota posteriore che tende a staccarsi dall’asfalto per la pendenza di iscesa, e la consapevolezza che la sfida è solo rimandata, e che, Monte Verruca,la prossima volta, non ti temerò, ti scalerò,e ti conquisterò!

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