Robin Williams, l’essenza di una mancanza (coccodrillo fuori tempo massimo)

E’ vero, giornalisticamente parlando sono passati troppe ore, anzi, giorni, mesi, addirittura anni, dalla morte di Robin Williams, ma noi non siamo giornalisti, quindi non abbiamo la necessità di un fast play nel divulgare la notizia, a noi, poveri orfani del nostro Robin, non importa che sia passato ormai tanto tempo, l’importante è ricordarlo.

Probabilmente non ti rendi conto dell’importanza di un artista di questo calibro se non visualizzi bene tutta la carriera, tutte le prove riuscite, e, perchè no, anche quelle in cui il suo talento non si è espresso al massimo…ma nessuno vuole stilare la filmografia dei film in cui Robin Williams ha preso parte, meno che mai io. Mi piace però, avendo la possibilità di rivedere spesso i suoi film (causa/grazie  progenie), ricordarlo come uno dei più dotati attori che abbiano calcato la scena hollywoodiana degli ultimi 30 anni. Cosi, senza nemmeno starci a pensare troppo, sparatemi titoli di film di cui vi ricordate lui come protagonista o comunque coprotagonista, e di questi trovatemene uno brutto. Ma brutto veramente. O anche solo in cui la sua prova fosse stata sottotono.

Scrivo per conto mio, i primi 5 film che mi vengono in mente: la Leggenda del Re Pescatore, Mrs Doubtfire, Hook Capitan Uncino, L’attimo fuggente (ovviamente), One Hour Photo, e Insomnia.

Si ho barato, ne ho detti sei. 6. Ma ho barato a fin di bene,  perchè in ognuna di queste fottutissime pellicole  è riuscito a fare 6 personaggi diversi, sei diverse metafisiche dell’essere umano, riuscendo ad essere credibile in tutti questi, nonostante almeno uno non sia un film memorabile. Vogliamo analizzarli uno per uno? il più “scontato”, il più cucito addosso, è sicuramente Peter Banning/Peter Pan di Hook. Nessun altro poteva essere Peter Pan meglio di lui, è diciamo cosi, esagerando, la sua apoteosi, la sua incarnazione naturale. Lo spirito scanzonato, la dolcezza di fondo mista alla tipica birbanteria dei bambini…non poteva esserci un interprete migliore di lui, lo scrivo e lo sottoscrivo. Lasciamo perdere il fatto che il regista fosse “solo” Steven Spielberg, che ha creato un film veramente ben fatto, e che il cast di coprotagonisti fosse di livello eccelso (Dustin Hoffman grandioso e Julia Roberts…dire meravigliosa è dire poco), ma chi altri poteva essere se non lui il capo dei bimbi sperduti? Appunto,mi piace vincere facile, ma ho ragione!

One Hour Photo (M. Romanek) e Insomnia (C. Nolan), li definisco due film(etti) non completamente riusciti, ammetto che non mi piacciono esageratamente, ma vi rendete conto di che tipo di personaggio in entrambi i casi ha plasmato su di sé? un viscido, inquietante commesso di un negozio di fotografia, progenitore del concetto di stalking…e un serial killer! Un serial killer! Ma riuscireste a immaginarvi l’alieno Mork un serial killer? scapperebbe da ridere vero..in realtà, ha dato credibilità anche a quel personaggio, cinico, reddo, con un sarcasmo agre, che spinge all’ossessione il suo inseguitore,  il poliziotto Al Pacino, lo spinge a commettere atti da delinquente…e Riuscendo a restare credibile nella parte.

Mrs Doubtfire (C. Columbus), altra grande prova interpretativa nella doppia veste di uomo e donna, ok non è un film memorabile e forse c’erano film migliori (l’Uomo Bicentenario ad esempio, tratto/ispirato da un racconto di Asimov, o Good Morning Vietnam) ma la freschezza e la surrealità del personaggio meritava la citazione.

L’attimo Fuggente (P. Weir) , anche se il titolo originario, Dead Poets Society, era molto più affascinante, forse è la prova di maturità più importante di Williams, il professore di lettere che tutti avrebbero voluto avere, un insegnante nel vero senso della parola, il cui scopo non è insegnare la letteratura a insegnare ad affrontare la vita ai propri studenti, a non farsi ingabbiare da modelli precostruiti, a cercare, riconoscere e esaltare le proprie doti.

e da ultimo il mio preferito, il più poetico, e il meno folle dei film di Terry Gilliam, anche se la follia è il tema conduttore del film, che narra la storia di Parry, professore (!) stimato, che dopo la morte dell’amata moglie, perde completamente il senno, come nell’Orlando di foscoliana memoria, e va a pezzi la sua vita, diventa un clochard e s’immagina di essere un cavaliere della tavola rotonda alla ricerca del Santo Graal, e solo grazie all’amicizia e all’aiuto del deejay Jack Lucas, involontariamente causa scatenante dalla morte violenta della donna, riesce a rimettersi in piedi e condurre finalmente una vita normale.

La grande capacità di Robin Williams non si limitava a strapparti un sorriso con uno sguardo mattacchione dei suoi, la risata facile del personaggio macchietta in cui per tanto tempo, soprattutto a inizio carriera, era racchiuso. La sua capacità di vestire il personaggio con la sua immagine, il suo istrionismo, l’essere facilmente sopra o sotto le righe, a seconda delle circostanze, ne ha reso uno dei migliori attori contemporanei. Non potremo mai sapere se la sua prematura dipartita lo ha salvato da figuracce in film brutti o prestazioni poco soddisfacenti, ma di certo posso dire che Robin Williams mi manca, molto.

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