Tommyknockers_Le Creature Del Buio – Romanzo – Stephen King – 1987

“Ieri notte a tarda ora,i Tommyknockers, i Tommyknockers hanno bussato e oggi ancora, Vorrei uscire, ma non so se posso, Per la paura che m’hanno messo addosso!”

Prendendo spunto da questa vecchia filastrocca per bambini sugli spiriti di minatori morti che la notte andavano a inquietare i vivi, e pescando ispirazione da Il Colore Venuto Dallo Spazio di Lovecraft e dal film L’ Invasione Degli Ultracorpi, il nostro caro zio Stephen confeziona un romanzo horror fantascientifico tutto sommato più che pregevole, che ho molto rivalutato nella seconda lettura fatta a circa di 35 anni dalla prima. Da 13enne avevo fatto molta fatica e non mi era piaciuto, restando nella memoria come un minus nella sconfinata opera dello scrittore del Maine. Lo avevo trovato lento, frammentario, bruttino proprio, insomma. Negli anni lo stesso King lo ha devalorizzato, considerandolo un brutto lavoro perché scritto nel pieno del suo periodo di alcolismo e tossicodipendenza. Ma se è per questo, tutti i romanzi degli anni 80 sono in quella fase della sua vita, e ci sono tuttavia capolavori incontrastati. In questa rilettura in realtà non solo l’ ho molto rivalutato, ma mi è sembrato anche meglio di altri pari periodo come La Metà Oscura o L’ Incendiaria, tanto per dirne due riletti di recente. È frammentario, è vero, ma perché non si concentra solamente sul protagonista, Jim Gardener, ma ci sono interi capitoli su personaggi secondari o anche solo di passaggio nella storia, che però in questo modo si realizza un racconto più uniforme rispetto alla cittadina di Haven e i suoi abitanti, risultando una specie di Spoon River. Mentre passeggia assieme al suo cane nei boschi intorno casa, Roberta “Bobby” Anderson inciampa in un oggetto misterioso che spunta dal terreno. Incuriosita comincia a scavare e capisce che non è niente di conosciuto, a partire dal materiale di cui è fatto. La cosa diventa un ossessione, tanto da impiegare giorni interi a cercare di disseppellire quello oggetto, scoprendo di poter fare cose impensabili nel frattempo. Qualcosa sta cambiando la ragazza e progressivamente anche gli abitanti della cittadina, dove cominciano ad accadere strani fenomeni. Nel frattempo Jim Gardener, un poeta depresso alcolizzato e complottista anti nucleare, ex professore di Bobby con cui è legato da un rapporto di amici e amanti, sul punto di suicidarsi sente come un richiamo di pericolo da parte di Bobby e decide di andare a trovarla. E scopre che l’oggetto scoperto dall’amica è un astronave aliena, ma lui è immune agli effetti venefici per una placca di acciaio che ha nella testa da quando in gioventù ebbe un incidente di sci e assiste inerme a quella che a tutti gli effetti è un tentativo di invasione. Jim è a tutti gli effetti un antieroe, che si lascia trascinare dalla sua debolezza verso l’alcool e dal desiderio di scoprire l’ astronave, fino quando non capisce che ormai la sua Bobby non c’è più ed è solo un simulacro per irretirlo, e forse il suo essere un fattore passivo per maggior parte della storia non ha permesso un maggior legame dei lettori con il romanzo, anche perché personalmente come scrittura e scorrevolezza l’ ho trovato soddisfacente.

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