Dogtooth – 2009

Terzo film in termine cronologico del greco, il primo ad avere buon successo internazionale, e l’ultimo in ordine cronologico che ho visto. Questo non ha le finezze tecniche de La Favorita nella fotografia, né la distopia di The Lobster, o le maledizioni psicosomatiche de “Il Sacrificio del Cervo Sacro” ma è molto più disturbante per la situazione psicologica della famiglia. In un posto non ben identificato della campagna greca vive una famiglia composta dai genitori e tre figli (due sorelle e un fratello). Il nucleo familiare è completamente isolato dal resto del mondo, fatta eccezione per il padre, dirigente di una grande azienda. I tre sono completamente succubi del genitore, che li sottopone ad una vessazione psicologica continua, distorcendo i veri nomi degli oggetti (telefono al posto di sale, per esempio), spaventandoli con l’esistenza di un mondo orribile e ostile fuori di lì, e illudendoli dell’esistenza di un quarto fratello, ormai maggiorenne, che vive oltre il recinto di casa loro, con la collaborazione della madre, la quale non è proprio stabile con il boccino. Inoltre i genitori convincono i figli che potranno lasciare la casa solamente quando cadrà loro il canino, segno della loro avvenuta maturità. Solo l’arrivo di una ragazza del mondo esterno, pagata dal padre per fare sesso con il figlio adolescente, porterà dei notevoli sconquassi nel forzato equilibrio familiare. È un film alienante, che ti fa provare e subire le violenze ricevute dai ragazzi, cresciuti nell’ignoranza come veri e propri topi da laboratorio, in balia di due genitori in apparenza normali, che li deprivano di ogni componente affettiva ed educativa normale, addirittura allevati come cani da guardia. Ha dei momenti un po’ strani, in cui conta più il sottinteso delle immagini esplicite.
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